REPORT DELLA TAVOLA ROTONDA SULLA CRISI ECONOMICA PROMOSSA DALL’ASSOCIAZIONE “POLITICA E CLASSE” A BOLOGNA IL 20 NOVEMBRE 2008.
Un pubblico numeroso e attento ha partecipato al dibattito sulla crisi, a cui hanno partecipato Roberto Sassi dell’Associazione. Politica e Classe, Giorgio Gattei, professore del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna, Emiliano Brancaccio, professore di Macroeconomia e di Economia del lavoro presso la Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università del Sannio, Toni Iero della redazione di “Cenerentola”, Sergio Cararo della Redazione di “Contropiano” Gli intervenuti, pur partendo da posizioni anche differenziate, ma accomunate da una critica radicale al capitalismo ed all’imperialismo, hanno concordato sul carattere non congiunturale ma strutturale della crisi, la cui origine risale ad oltre tre decenni addietro ed è definibile, nelle classiche categorie marxiane, come crisi da sovrapproduzione di capitali.Il neoliberismo è giunto alla fine: dopo aver sferrato un massiccio e costante attacco ai salari ed imposto un devastante saccheggio di risorse pubbliche attraverso le privatizzazioni, manovre attuate al fine di sorreggere la speculazione finanziaria ed i costi delle guerre imperialiste. L’esplosione della bolla finanziaria ha fatto svanire in un istante la maschera che nascondeva il reale volto di un modo di produzione gravemente dilaniato dalle contraddizioni che esso stesso inevitabilmente genera.Gli USA sono destinati a subire un forte ridimensionamento, non solo in termini economici ma anche politico-militari, mentre la conflittualità inter-imperialistica si sta acuendo sensibilmente.
Ma la legittima soddisfazione sulla cocente dimostrazione dell’attualità dell’analisi marxista non consente certo di essere compiaciuti di fronte agli scenari che si prospettano nel prossimo futuro.Le classi subalterne, specie nel nostro paese, in mancanza di un’adeguata organizzazione politica di massa, rischiano di pagare un prezzo altissimo. Significativo da questo punto di vista il caso dei fondi pensione privati, sostenuti con grande determinazione a destra e a sinistra, come dai sindacati di stato, che hanno subito perdite fino all’11%, mentre il rendimento dei TFR è cresciuto del 2,2%. Si tratta solo dell’ultima beffa, dopo decenni di saccheggio.Gli stessi partiti “comunisti”, sono preoccupati unicamente di riconquistare una qualche rappresentanza parlamentare e sembrano non accorgersi di quello che sta succedendo.In questo contesto, hanno spazio movimenti razzisti e fascisti, che fomentano la guerra fra poveri, sostengono le tendenze più guerrafondaie dell’imperialismo, organizzano provocazioni squadristiche con la protezione degli apparati dello stato.
Nonostante ciò, stiamo assistendo alla diffusione di radicati ed estesi movimenti di massa (dagli studenti ai lavoratori organizzati nei sindacati di base, dai movimenti di difesa del territorio a quelli per la casa) che si stanno unificando sotto la parola d’ordine “La vostra crisi non la paghiamo”, nella consapevolezza della comune condizione di precarietà, di mancanza di prospettive, di scarsità di reddito. Questi movimenti stanno dimostrando una ben maggiore maturità politica del ceto politico che pretende di rappresentarli e costituiscono una solida base di resistenza contro gli attacchi di una borghesia sempre più parassitaria ed incapace di far fronte ai disastri che ha provocato.
Circolo di Bologna
Associazione marxista Politica e Classe
Un pubblico numeroso e attento ha partecipato al dibattito sulla crisi, a cui hanno partecipato Roberto Sassi dell’Associazione. Politica e Classe, Giorgio Gattei, professore del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna, Emiliano Brancaccio, professore di Macroeconomia e di Economia del lavoro presso la Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università del Sannio, Toni Iero della redazione di “Cenerentola”, Sergio Cararo della Redazione di “Contropiano” Gli intervenuti, pur partendo da posizioni anche differenziate, ma accomunate da una critica radicale al capitalismo ed all’imperialismo, hanno concordato sul carattere non congiunturale ma strutturale della crisi, la cui origine risale ad oltre tre decenni addietro ed è definibile, nelle classiche categorie marxiane, come crisi da sovrapproduzione di capitali.Il neoliberismo è giunto alla fine: dopo aver sferrato un massiccio e costante attacco ai salari ed imposto un devastante saccheggio di risorse pubbliche attraverso le privatizzazioni, manovre attuate al fine di sorreggere la speculazione finanziaria ed i costi delle guerre imperialiste. L’esplosione della bolla finanziaria ha fatto svanire in un istante la maschera che nascondeva il reale volto di un modo di produzione gravemente dilaniato dalle contraddizioni che esso stesso inevitabilmente genera.Gli USA sono destinati a subire un forte ridimensionamento, non solo in termini economici ma anche politico-militari, mentre la conflittualità inter-imperialistica si sta acuendo sensibilmente.
Ma la legittima soddisfazione sulla cocente dimostrazione dell’attualità dell’analisi marxista non consente certo di essere compiaciuti di fronte agli scenari che si prospettano nel prossimo futuro.Le classi subalterne, specie nel nostro paese, in mancanza di un’adeguata organizzazione politica di massa, rischiano di pagare un prezzo altissimo. Significativo da questo punto di vista il caso dei fondi pensione privati, sostenuti con grande determinazione a destra e a sinistra, come dai sindacati di stato, che hanno subito perdite fino all’11%, mentre il rendimento dei TFR è cresciuto del 2,2%. Si tratta solo dell’ultima beffa, dopo decenni di saccheggio.Gli stessi partiti “comunisti”, sono preoccupati unicamente di riconquistare una qualche rappresentanza parlamentare e sembrano non accorgersi di quello che sta succedendo.In questo contesto, hanno spazio movimenti razzisti e fascisti, che fomentano la guerra fra poveri, sostengono le tendenze più guerrafondaie dell’imperialismo, organizzano provocazioni squadristiche con la protezione degli apparati dello stato.
Nonostante ciò, stiamo assistendo alla diffusione di radicati ed estesi movimenti di massa (dagli studenti ai lavoratori organizzati nei sindacati di base, dai movimenti di difesa del territorio a quelli per la casa) che si stanno unificando sotto la parola d’ordine “La vostra crisi non la paghiamo”, nella consapevolezza della comune condizione di precarietà, di mancanza di prospettive, di scarsità di reddito. Questi movimenti stanno dimostrando una ben maggiore maturità politica del ceto politico che pretende di rappresentarli e costituiscono una solida base di resistenza contro gli attacchi di una borghesia sempre più parassitaria ed incapace di far fronte ai disastri che ha provocato.
Circolo di Bologna
Associazione marxista Politica e Classe
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